giovedì 1 luglio 2010

I "Lidi vastesi" vogliono limitare l'accesso in spiaggia?

La costernazione è il primo sentimento provato a reazione della nota del consorzio "Lidi vastesi", in merito alle polemiche sull'emendamento "spiagge ingabbiate". Poi, a ben leggere, lo smarrimento iniziale lascia il posto alla convinzione che certe affermazioni non potevano essere non dette. Il presidente del consorzio "Lidi vastesi" è infatti tal Rino Pomponio, che si è visto bocciare presso il TAR la sua istanza a mantenere le recinzioni in spiaggia. In quella sede era difeso da Tagliente, in seguito promotore dell'emendamento salva-recinzioni (guarda un po' il caso, alle volte...). E' comprensibile, perciò, una certa insofferenza al disgusto degli Abruzzesi, e nel caso specifico dei Vastesi, al provvedimento che porta la firma di Tagliente e Menna (e, chissà se anche il voto segreto di Prospero).

Mettere insieme i termini "recinzioni" e "libertà" crea un ossimoro evidente a chiunque, tranne che ai consorziati "Lidi vastesi", che usano quelle due parole con imbarazzante disinvoltura. Nella nota dei consorziati balneatori, si legge la loro disponibilità (bontà loro! sic!) a garantire «il libero e gratuito accesso alla spiaggia tutti i giorni dell’anno ad esclusione delle ore notturne». Se non è questa una limitazione del libero godimento di un bene collettivo, qual è la spiaggia ed il mare, allora davvero si dovrà rivedere il concetto stesso del termine "libero".

D'altronde, che le spiagge siano immaginate da questi balneatori come fortini ad accesso limitato, è sottolineato nella stessa nota del consorzio. I "Lidi vastesi" considerano le recinzioni la prima forma di difesa delle loro proprietà, alle quali affiancare «altri accorgimenti di sicurezza che, al limite, possono aggiungersi ma non sostituirsi alle recinzioni». E tra le loro propietà, includono implicitamente anche la spiaggia, quando i balneatori affermano che l'innalzamento di recinzioni di quasi 2 metri «risponde all’esigenza di ordinare e regolamentare il godimento del bene [spiaggia] in un’ottica di sicurezza».

Chi ha tempo e voglia, spieghi a questi signori che è proprio questa "regolamentazione del godimento" di un bene pubblico qual è la spiaggia, fatta secondo una volontà, un uso ed un consumo privati, che i cittadini abruzzesi e vastesi contestano. Non è un concetto difficile da recepire. Ma certo comprendiamo le difficoltà di chi è abituato a ragionare privatisticamente anche in merito ai beni collettivi.

No Reti - Contro le recinzioni sulle spiagge in Abruzzo

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